Il Brigantaggio è stato un fenomeno presente già nel secolo XVI nei territori italiani del Meridione e consistette nell’individuarsi in un gruppo di malfattori agli ordini di un capo, che si mosse allo scopo di intentare il bene e la vita altrui.
Si è molto discusso in merito alle origini e alle cause del banditismo e al giorno d’oggi la critica ritiene che esso non abbia avuto caratteristiche tali da essere diviso dallo scontento politico, storico e sociale: in poche parole quelli che sono stati definiti “briganti” sono stati l’espressione di un popolo che ha sofferto il malcontento di un’autorità politica in difetto che ha costretto gli abitanti a sostenere una vita di stenti, senza possibilità di miglioramento alcuno.
Il centro e sud italiani furono assoggettati in passato alla politica di dominazione straniera e le loro “nefandezze” furono tra le cause maggiori del risentimento popolare che generò il banditismo.
Esso si sviluppò in tre periodi: nel XVI e nel XVII secoli in seguito alla dominazione spagnola, durante l’occupazione francese e nei primi anni dopo l’Unità d’Italia nel XIX secolo.
Nel Cinquecento i banditi furono chiamati “scorritori di campagna” o “ladri di cavalli” e furono ampiamente combattuti dai militi assoldati dai baroni locali e dai “frati giurati”, che poco ebbero a che fare con le ordinanze religiose perché figurarono come semplici uomini addetti alla vigilanza dei campi ed autorizzati a portare le armi per debellare le azioni dei malintenzionati.